Domenicia 22 giugno: Samanta Di Persio “Imprenditori suicidi”. In collaborazione con No Chimica Verde

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“Leggere questo libro aiuta a capire che dietro le parole crisi, spread, tasse ci sono le vite di tante persone, oneste, lavoratrici, serie, che non avrebbero meritato questo amaro destino…..”

Attualmente i governanti sembrano sordi, ma c’è un popolo deluso da loro, affamato, imbufalito, stremato costretto a compiere illeciti: mette in vendita i propri organi, vende a nero perché altrimenti non potrebbe sopravvivere. Molti dei testimoni vedono come unica soluzione una rivoluzione dal basso.

IMPRENDITORI SUICIDI:

Chiusura di imprese, suicidi, manifestazioni in piazza, occupazione delle fabbriche sono gli avvenimenti che hanno caratterizzato il 2012. L’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con l’avallo dell’allora Ministro dell’economia, fin quando è stato in carica, ha accuratamente omesso i segnali della crisi economica. La stampa asservita al potere non doveva dare notizie allarmanti, altrimenti gli italiani non avrebbero più speso. Invece le imprese soffrono dal 2008, dalla bolla speculativa americana, lo sanno bene coloro che lavoravano con il mercato Usa. Gli imprenditori aprivano, come tutte le mattine, le loro imprese. Ma qualcosa era cambiato: il telefono non squillava, nessuno richiedeva merce e sono stati costretti a licenziare, a chiudere, a fallire, a togliersi la vita. Dall’inizio dell’anno i suicidi sono più di settanta, fra marzo ed aprile c’è stato l’apice ed i media hanno iniziato a parlare dei gesti estremi compiuti dagli italiani in preda alla disperazione. Monti è intervenuto con una serie di rassicurazioni sulla nostra uscita dalla crisi, ha sottolineato che i suicidi ci sono sempre stati e l’Italia è lontana dai numeri della Grecia. La paura più grande è il pericolo di emulazioni, quindi da giugno non si è parlato più di gesti estremi. I tecnici sono stati impegnati per la realizzazione della spending review: taglio di spese pubbliche per garantire rigore ed equità. Le promesse, però, non vengono rispettate: la Chiesa continua a mantenere privilegi, così come i concessionari di beni pubblici, non c’è traccia di riforme che possano far ripartire il Paese. Dal 2009 sono nate associazioni di cittadini, imprenditori che chiedono pagamenti certi, accesso al credito, defiscalizzazione. Nessun provvedimento varato finora va in questa direzione. Dalle testimonianze emerge un quadro sconcertante: in alcuni casi le aziende sono andate in sofferenza a causa di calamità naturali, accertamenti dell’Agenzia delle Entrate, mancati finanziamenti delle banche o peggio sottoscrizione di contratti derivati. Come se ne esce? Alcuni economisti, italiani e non, convinti del fallimento della moneta unica europea, auspicano l’uscita dall’Euro e propongono una serie di soluzioni per far ripartire il Paese.